“Il Mare Egeo è peggio del Mediterraneo. Le acque sono gelide e nascondono rocce appuntite che bucano i gommoni come spilli”. A parlare è uno dei medici del Corpo italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, Giada Bellanca, dottoressa 31enne originaria di Sciacca, impegnata nella nuova missione di Search and Rescue nell’Egeo.
Dopo una lunga esperienza sulle imbarcazioni della Marina militare e della Guardia Costiera italiana nel Mediteraneo, da dicembre 2015 – insieme ai suoi colleghi medici e infermieri – partecipa alla nuova missione nell’Egeo del Corpo italiano di Soccorso in collaborazione con il MOAS, Migrant Offshore Aid Station.
La missione è stata presentata alla stampa nei giorni scorsi, alla presenza del direttore del Corpo italiano di Soccorso, Mauro Casinghini. Dotata di due imbarcazioni di alta velocità, la nave Responder transita nelle fredde acque che circondano la miriade di isole e isolette che separano la Grecia dalla Turchia, la nuova rotta della speranza per migliaia di siriani in fuga dalla guerra. In meno di due mesi, i sanitari a bordo del Responder hanno salvato oltre 600 vite umane.
“Il rischio ipotermia è altissimo in queste acque, soprattutto per un bambino che ha una superfice minore” spiega Jean de dieu Bihizi, infermiere dell’Ordine di Malta, che racconta come uno dei pericoli più grandi per i migranti stipati a bordo dei barconi, nonché una delle urgenze da affrontare al momento del soccorso è l’ustione da idrocarburi.
Secondo l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, a gennaio sono arrivate via mare in Grecia oltre 62mila persone.