Rovati, i lavori di allestimento del nuovo ospedale nella Fiera di Milano stando andando avanti speditamente nonostante le difficoltà. Quando apriranno i primi reparti ai malati di Coronavirus?
Spero che i primi due reparti con 30 posti letto possano aprire sabato 4 aprile. Poi ogni due, tre giorni aprirà un nuovo reparto. Sarà una delle più grandi strutture per la terapia intensiva in Europa per un totale di 200/250 posti letto. Accoglierà i pazienti più gravi affetti da coronavirus, che ormai da giorni gli ospedali della Lombardia fanno grande fatica ad assorbire.
Qual è il ruolo del Corpo Italiano di Soccorso?
Oltre ad aver proposto alla Regione Lombardia che l’incarico per l’allestimento dell’ospedale venisse affidato a Guido Bertolaso, ex numero uno della Protezione Civile Italiana, fin dal suo arrivo a Milano il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta (CISOM) lo ha affiancato e ha collaborato con lui, fornendogli ogni possibile sostegno. Basti dire che il centro operativo del lavoro per il nuovo ospedale è la sede del Corpo a Milano. All’interno della Fiera di Milano i nostri volontari, insieme agli addetti della Regione e a quelli della Fiera, stanno lavorando 24 ore su 24. Inoltre, buona parte dei materiali per l’allestimento dell’ospedale, per un valore ad oggi di circa 4,5 milioni di euro, sono passati attraverso e gestiti dal Corpo Italiano di Soccorso.
È stato importante reperire 260 macchine per la respirazione artificiale
Si è stato fondamentale, ma è stato anche estremamente complicato. Fondamentale perché senza questi apparecchi non è possibile allestire un letto per la terapia intensiva o sub intensiva. Complicato perché tutto il mondo sta comprando questo tipo di attrezzature. Trovarli, comprarli al giusto prezzo (oggi circolano offerte fino a 3-5 volte il loro valore), ma anche trovare il modo per portarli dalla Cina a Milano con il blocco dei trasporti aerei, non è stato un lavoro banale, anzi.
Poi c’è stata l’idea di chiedere l’intervento dei medici albanesi. Come è andata?
Due settimane fa ho ricevuto la telefonata di un amico imprenditore albanese, che mi ha chiesto che cosa ci servisse. Gli ho subito risposto: medici ed infermieri. Confesso che non avevo molte speranze. Anche l’Albania si deve preparare per la possibile diffusione del contagio. Invece, grazie all’interessamento delle massime autorità albanesi, tra queste il Primo Ministro ed il Ministro della Sanità, e la collaborazione del Ministero degli Affari Esteri Italiano, oggi 30 medici ed infermieri albanesi sono arrivati a Bergamo. Saranno certamente utili per assistere i medici italiani in quella che è la provincia italiana che più sta soffrendo per la diffusione del virus. Un grazie va anche a Stefano Palumbo, ambasciatore dell’Ordine di Malta in Albania: il suo intervento per facilitare questa operazione è stato fondamentale.
Quali sono i prossimi passi?
Il Presidente del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, Gerardo Solaro del Borgo, sta già lavorando con la Regione Marche per l’allestimento di un ospedale nella Fiera di Civitanova Marche, sul modello di quello di Milano. La campagna per la raccolta fondi è già partita ed è convogliata sul conto corrente del CISOM. Nel frattempo, i nostri volontari stanno facendo un lavoro straordinario in tutta Italia portando assistenza, cibo e medicine alle persone che sono anziane, isolate o in difficoltà. Senza dimenticare il lavoro prezioso svolto dai nostri psicologi. Pensate all’importanza di offrire sostegno ai medici, infermieri e volontari che si trovano in prima linea ad affrontare questa terribile situazione. A tutti loro va la mia ammirazione ed il mio ringraziamento.
Tra i prossimi passi c’è anche l’allestimento di posti di terapia intensiva nell’Ospedale dell’Ordine di Malta a Roma
Metà del nostro ospedale a Roma, il San Giovanni Battista, è stato riconvertito a tempo di record per poter assistere i malati di coronavirus. L’altra metà continua ad operare normalmente, anche se con tutte le precauzioni necessarie in questi casi. In questa prima fase siamo in grado di assistere i nostri pazienti che dovessero presentare sintomi della malattia. In una seconda fase, con l’autorizzazione della Regione Lazio, potremo assistere anche malati provenienti dagli altri ospedali, insieme a quelli che dovessero aver bisogno della terapia intensiva.
Che cosa ha imparato da questa esperienza?
Nessun paese al mondo era pronto ad affrontare una crisi di queste proporzioni. A mio parere, quando tutto sarà finito, dovremo riflettere su cosa possiamo fare per essere meglio preparati ad affrontare una tragedia come questa. Ad esempio, non è possibile non avere a disposizione o riuscire a produrre in quantità sufficiente uno strumento basilare come le mascherine. Detto questo, sono davvero rimasto colpito dalla generosità e dal cuore delle persone. Sono tantissimi coloro che stanno rischiando in prima persona per assistere gli altri. Questo è un grande segno di speranza.