Il Gran Maestro Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto ha ricevuto oggi il Corpo Diplomatico accreditato presso il Sovrano Ordine di Malta per la tradizionale udienza di inizio del nuovo anno. L’incontro ha avuto luogo nella Villa Magistrale a Roma.
Dopo il discorso del Decano del Corpo diplomatico, l’ambasciatore del Camerun Antoine Zanga, il Gran Maestro ha pronunciato il suo discorso che riportiamo integralmente qui di seguito.
Signor Decano, Eccellenze, Signore e Signori,
rivolgo a voi tutti un caloroso benvenuto. Ci ritroviamo all’inizio di un nuovo anno per il tradizionale scambio di auguri con la speranza che quello appena affacciatosi sia ricco di nuove, incoraggianti prospettive di pace e di dialogo nel mondo. Rivolgo un saluto particolare agli Ambasciatori che partecipano per la prima volta a questa udienza con il corpo diplomatico accreditato presso il Sovrano Ordine di Malta.
Ringrazio sentitamente l’Ambasciatore del Camerun, Sua Eccellenza Antoine Zanga – da quest’anno Decano del Corpo Diplomatico – per il suo discorso che ho molto apprezzato.
Vorrei qui subito esprimere la mia grande preoccupazione per le crescenti tensioni degli ultimi giorni in Iraq, Iran e Libia. Il Sovrano Ordine di Malta fa suo l’appello alla pace e alla riconciliazione rivolto da Sua Santità Papa Francesco in occasione della 53esima Giornata Mondiale per la Pace, lo scorso primo gennaio.
Negli ultimi anni il numero di persone che soffrono la fame è diminuito, così come il tasso di mortalità infantile: due importanti indicatori del progresso umano. Tuttavia, questa tendenza rischia di invertirsi esclusivamente a causa delle azioni umane e non per cause naturali o dovute al sottosviluppo. Le ragioni vere vanno ricercate nelle guerre e nei disordini civili. Questo è uno scandalo e invito voi ambasciatori a non smettere di ricordare ai governi questo intollerabile pericolo. Il mio auspicio è dunque che la diplomazia umanitaria diventi sempre di più strumento indispensabile per promuovere il dialogo e la pace e per risolvere i conflitti decennali che insanguinano tante parti del mondo.
Lasciamo alle nostre spalle un anno difficile. Le crisi umanitarie in Siria, ma anche quelle nello Yemen e in Venezuela, il dramma del popolo Rohingya nel Myanmar stanno producendo un numero sempre più elevato di sfollati e rifugiati che cercano riparo nei paesi circostanti, oramai al collasso. Oltre alle grandi crisi tristemente note, ci sono quelle più silenziose che si consumano lontano dalle pagine dei giornali e dei riflettori: penso alle crisi e ai conflitti congelati nei Balcani Occidentali e nel Caucaso meridionale, fra cui la Georgia. In Africa alle tensioni in Eritrea, Burundi, Repubblica Democratica del Congo e Mali. E ancora alle emergenze nel Triangolo Nord Centroamericano, ad Haiti e nella regione filippina del Mindanao. Assistiamo ad un drammatico record negativo nel numero di persone costrette a ricorrere alla protezione umanitaria: oltre 130 milioni di persone in circa 42 paesi.
Secondo gli ultimi rapporti delle Nazioni Unite, un bambino su quattro vive in uno Stato colpito da violenze o da atti di terrorismo. Un dato che ci addolora, all’indomani della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che a novembre nel 2019 ha compiuto 30 anni. I bambini sono i soggetti più deboli quando un conflitto o un disastro naturale causano il collasso di servizi essenziali. Il nostro pensiero va a tutte le popolazioni colpite dal protrarsi di conflitti e crisi umanitarie, che determinano un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di vita.
Quest’anno si è aperto con le drammatiche immagini provenienti dall’Australia, da mesi in preda ad incendi devastanti che hanno ucciso decine di persone e distrutto milioni di ettari di terreno mettendo a repentaglio la sopravvivenza di molte specie di animali autoctone. L’emergenza climatica e ambientale, per anni trascurata se non addirittura negata, continua a mostrare i suoi violenti effetti provocando nubifragi, allagamenti, tifoni, siccità ovunque nel mondo. L’intensificarsi di fenomeni meteorologici violenti è uno dei fattori alla base del fenomeno migratorio.
Come ha dichiarato nel recente vertice sul clima a Madrid il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “La scelta è tra la speranza di un mondo migliore o la capitolazione”.
Il ruolo degli organismi umanitari che lavorano per alleviare le sofferenze e per il bene comune dell’umanità è sempre più essenziale in un momento storico in cui vengono talvolta messi in discussione i principi e i valori che sono alla base della democrazia, valori come la solidarietà, l’uguaglianza, il rispetto dei diritti umani e dei diritti civili.
Mi chiedo: cosa abbiamo conservato dei sofferti insegnamenti del “Secolo Breve”? L’Unione Europea, nata dalle macerie delle due grandi guerre mondiali, è in affanno e crescono movimenti che sbandierano sentimenti di chiusura e di incomprensione invocando l’innalzamento di muri e barriere, proprio nel trentennale della caduta di quel Muro, simbolo di contrapposizione ideologica, di diniego della libertà e di conflitto tra blocchi contrapposti.
Non possiamo non guardare con preoccupazione a questi fenomeni e non riconoscere nella missione dell’Ordine di Malta un antidoto al disprezzo dei “diversi”, all’indifferenza del dolore altrui, all’affermazione dell’individualismo. I nostri 80mila volontari sparsi in 120 paesi del mondo, la nostra rete diplomatica che abbraccia 109 stati e i più importanti organismi internazionali, i nostri 13.500 membri e 42.000 operatori medico-sanitari operano ogni giorno per dare speranza e sollievo a chi soffre a causa dell’età avanzata, di una disabilità, di una malattia o della povertà.
Il momento dell’anno nel quale questa miriade di attività diventa più evidente è la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco e giunta lo scorso novembre alla terza edizione. Sono state moltissime in tutto il mondo le iniziative nate per testimoniare la quotidiana presenza dell’Ordine accanto alle persone che soffrono. Durante lo scorso anno oltre 1.000 centri di assistenza diurna gestiti dall’Ordine di Malta in tutto il mondo hanno offerto cure mediche, sostegno psicologico, beni di prima necessità, pasti caldi, nonché la possibilità di accedere a docce e lavanderia alle persone senza fissa dimora o che vivono in stato di povertà. Solo in Italia nel 2018, sono stati distribuiti 470.000 pasti e 85.000 capi di abbigliamento.
Abbiamo fatto nostro l’accorato appello del Santo Padre per rafforzare la rete di sostegno alle “famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; agli orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; ai giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; alle vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo”.
A tutti, noi tendiamo la mano: nelle città occidentali dove distribuiamo pasti ai senzatetto, nel continente africano e in quello asiatico dove tra guerre dimenticate e siccità gestiamo ospedali e programmi di assistenza medica, lungo le principali rotte migratorie dove offriamo protezione e cure di pronto soccorso.
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Negli ultimi anni, l’azione del Sovrano Ordine di Malta si è concentrata in particolare nella lotta al traffico di esseri umani. Un fenomeno odioso in cui è pesantemente coinvolta la grande criminalità internazionale. Pochi mesi fa abbiamo organizzato a Parigi la conferenza “Come meglio combattere lo sfruttamento delle donne in Africa Occidentale e sostenere la loro reintegrazione”, riunendo diplomatici, accademici, politici, rappresentanti di istituzioni europee e nigeriane, organizzazioni cattoliche e congregazioni religiose, e consulenti in ambito psicosociale. Nel suo intervento il Gran Cancelliere ha ricordato il lavoro svolto dall’Ordine di Malta in Nigeria dove, all’inizio del 2019, con il sostegno di uno dei nostri due Ambasciatori incaricati di affrontare la piaga del traffico di esseri umani, è stato inaugurato un centro di accoglienza a Lagos, per offrire cura, protezione e reintegrazione alle donne vittime di tratta che tornano nel loro paese. Il contributo dell’Ordine di Malta in questo ambito così drammatico emerge anche nella comunità internazionale. A Ginevra la nostra missione alle Nazioni Unite partecipa attivamente a campagne e iniziative per sollecitare risposte più efficaci e tenere alta l’attenzione sulla schiavitù, che mai come oggi ha raggiunto cifre altissime.
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Vorrei aggiornarvi, cari Ambasciatori, su un altro importante progetto dell’Ordine di Malta, che riguarda la valorizzazione del prezioso lavoro svolto sul campo – spesso in aree di crisi se non di guerra – dalle Organizzazioni e istituzioni religiose. Tali organismi sono infatti spesso già presenti sul terreno, dunque in grado di muoversi meglio di altri in quei teatri caratterizzati da situazioni di crisi. Da diversi anni – ricordo il simposio del 2015 a Ginevra e poi la partecipazione al summit umanitario mondiale di Istanbul nel 2016 – l’Ordine di Malta è impegnato a promuovere tale azione e ha recentemente redatto un documento che raccoglie i principi chiave che le religioni monoteistiche abbracciano, come la sacralità della vita umana e la protezione dei luoghi di culto. Tale documento – Religious Compact -, redatto con il contributo di esponenti delle religioni cattolica e islamica, verrà presentato nei prossimi mesi. Esso contiene principi e linee guida sul ruolo che le comunità e le istituzioni religiose possono svolgere per aiutare a risolvere le situazioni di crisi, mitigarne gli effetti sulle popolazioni interessate e migliorare l’erogazione e la distribuzione degli aiuti umanitari. La dimensione religiosa non deve essere considerata come un problema o come causa di conflitto, ma al contrario come un’opportunità per superare tali crisi.
Siamo convinti che questo documento possa dare un contributo importante al dialogo interreligioso e per meglio gestire e alleviare le conseguenze delle situazioni di conflitto sulle popolazioni coinvolte, nel segno di valori condivisi da tutte le religioni.
Il valore aggiunto delle organizzazioni religiose risiede essenzialmente in tre elementi: nel fatto che esse, a cominciare dall’Ordine di Malta, sono pronte a restare sul terreno per periodi lunghi, da cui ne deriva una non comune credibilità presso le popolazioni locali; la seconda riflessione è che l’aiuto umanitario posto in essere dalla Comunità Internazionale riguarda in genere solo le necessità materiali delle popolazioni colpite mentre le istituzioni religiose hanno a cuore anche le esigenze spirituali, spesso trascurate nei grandi interventi umanitari; la terza riflessione è che il ricorso alla “carta della religione” facilita a trovare – specie nei contesti sociali caratterizzati dalla tradizione e da fattori marcatamente religiosi – un denominatore comune con le parti più restie ad accogliere l’aiuto internazionale.
Ad ottobre il Sovrano Ordine di Malta e il governo ungherese hanno firmato a Budapest un memorandum di intesa per rafforzare la cooperazione e per rispondere adeguatamente alle persecuzioni delle minoranze etniche e religiose in zone di crisi.
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Alcune delle gravi crisi umanitarie che ho citato all’inizio del mio discorso vedono la forte presenza e azione dell’Ordine di Malta. Nei paesi confinanti con la Siria garantiamo assistenza medica e progetti di assistenza sociale ai tanti rifugiati. In Libano – attraversato da mesi da una gravissima crisi politica che sta avendo pesanti ripercussioni sull’economia e sul tessuto sociale del Paese – la nostra associazione nazionale continua a fornire assistenza sanitaria nelle aree più povere del paese attraverso 10 centri medico-sociali e diverse cliniche mobili, che offrono assistenza a libanesi e rifugiati senza fare alcuna discriminazione in base alla confessione religiosa. In Turchia offriamo progetti di inclusione e di reintegrazione per le vittime della guerra siriana; nel nord dell’Iraq, abbiamo negli anni recenti avviato importanti progetti per la protezione dei gruppi etnico-religiosi – come cristiani, yazidi e shabak – e per assistere le donne vittime di traumi legati alla guerra, alle persecuzioni e alle violenze inflitte negli anni scorsi dallo Stato Islamico. Anche lungo le principali rotte migratorie, come quella del Mar Mediterraneo, da oltre 10 anni le nostre squadre sanitarie lavorano per portare soccorso in caso di naufragi. I nostri team sono dispiegati a bordo delle navi della Marina Militare e della Guardia Costiera e continuano a operare in mare grazie agli accordi con le istituzioni italiane. Tale operazione e i numerosi accordi di cooperazione in essere con la Repubblica Italiana saranno al centro dei colloqui che avrò il prossimo 13 febbraio al Quirinale con il Presidente Sergio Mattarella.
Quest’anno ricorrono i 900 anni dalla morte del nostro fondatore, il Beato Gerardo. Per questo anniversario così speciale l’Ordine di Malta sta organizzando per il prossimo novembre un pellegrinaggio internazionale in Terra Santa. Un’occasione per ribadire il forte legame con questa regione, dove la nostra azione rimane salda. A Betlemme, Palestina, il nostro Ospedale della Sacra Famiglia è un punto di riferimento per le famiglie palestinesi. Con 4.700 nascite all’anno, l’Ospedale offre anche cure specializzate a bambini nati prematuri o con malattie congenite. Si tratta infatti dell’unica struttura sanitaria della regione ad avere un reparto intensivo di neonatologia.
Dal settembre 2018, la nostra agenzia internazionale di soccorso sta assistendo in Colombia migliaia di profughi in fuga dal Venezuela. Con progetti di aiuto d’emergenza il Malteser International contribuisce a dare ai rifugiati migliori condizioni di vita. Attenzione speciale è riservata ai controlli medici e alla distribuzione di integratori alimentari, in considerazione del fatto che molte persone sono malnutrite. Sempre nelle Americhe, una nuova missione medica dell’Associazione cubana dell’Ordine di Malta si è svolta nella Repubblica Dominicana. Un team di 85 persone, tra medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti e volontari, ha visitato circa 1.000 pazienti che avevano bisogno di assistenza medica. Da oltre 15 anni l’Associazione cubana organizza missioni mediche che prevedono anche la distribuzione gratuita di medicinali. La prossima missione è in programma a marzo. In El Salvador le 8 cliniche dell’Ordine continuano la loro importante attività sanitaria per 130.000 pazienti all’anno mentre l’Associazione honduregna ha potuto offrire un contributo nella lotta all’emergenza dengue che ha colpito il Paese.
La nostra presenza continua a crescere anche nel continente africano, dove l’Ordine è impegnato a migliorare la vita delle comunità locali e a mitigare i disastrosi effetti dei cambiamenti climatici. Nel nord Uganda, siamo riusciti a portare la “logistica” necessaria per lo sfruttamento dell’energia solare: ciò, si stima, ha restituito la possibilità di vivere sul proprio territorio a non meno di 100.000 persone. Lo stesso vale per i villaggi del Sud Sudan e della Repubblica Democratica del Congo dove i progetti dell’Ordine hanno assicurato acqua potabile, favorendo la frequentazione scolastica a molte ragazze, altrimenti costrette a percorrere chilometri a piedi ogni giorno per approvvigionarsi di acqua. Sempre nella Repubblica Democratica del Congo l’Ordine di Malta ha inviato una squadra di emergenza per far fronte alla nuova epidemia di Ebola che si è verificata nel paese la scorsa estate: in stretta collaborazione con il ministero della Sanità congolese e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Malteser International favorisce misure di igiene e di prevenzione, oltre a condurre campagne di sensibilizzazione per contenere l’epidemia. In Benin – paese dove mi recherò in visita ufficiale tra pochi giorni – l’Ordine gestisce un ospedale che serve circa 5.000 famiglie, prima di allora obbligate a raggiungere luoghi di cura lontani, lungo strade spesso tortuose e pericolose.
In alcuni paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, l’Ordine sviluppa programmi per ridurre i rischi dei disastri naturali. Mi riferisco in particolare al Myanmar dove le frequenti piogge monsoniche mettono a rischio le comunità locali, e al Pakistan, dove nella regione di Sindh dal 2015 la nostra agenzia di soccorso internazionale lavora a stretto contatto con la popolazione locale per migliorare le capacità di reagire a fenomeni frequenti per la zona quali allagamenti, tempeste e terremoti. Anche in Tailandia due gravi tempeste lo scorso autunno hanno colpito circa 400.000 famiglie in molti villaggi. L’Ordine è intervenuto nell’emergenza fornendo medicinali e cibo.
Il mese scorso, i nostri volontari albanesi sono immediatamente intervenuti per soccorrere la popolazione vittima del terremoto che ha colpito l’Albania. Assieme a loro è intervenuta prontamente anche una squadra del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che con anni di esperienza nella gestione delle emergenze, ha contribuito a sostenere le autorità locali nell’assistere gli sfollati.
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Le attività medico sanitarie dell’Ordine di Malta fanno importanti progressi nel campo dell’assistenza medica agli anziani. In Inghilterra sono più di 70 le case di accoglienza che offrono approcci integrati per stimolare le attività cognitive e fisiche dei pazienti. In Francia, nella casa di cura nei pressi di Parigi gestita dall’Ordine – che ho avuto il piacere di visitare poche settimane fa – si sperimenta l’uso dell’intelligenza artificiale con robot in grado di interagire con gli esseri umani, favorendo la socialità e la stimolazione intellettuale degli anziani.
L’Ordine di Malta è molto attento alle forme di esclusione, a partire dalla disabilità e dalle malattie rare che causano emarginazione e solitudine, ma anche al divario digitale: tutte rappresentano una grave emergenza sociale. Queste tematiche saranno approfondite da un Inviato Speciale dell’Ordine, che elaborerà specifiche proposte operative al riguardo.
I campi estivi per giovani disabili continuano ad attirare centinaia di volontari da tutto il mondo. Quello internazionale che si è svolto in Germania nell’agosto scorso ha riunito oltre 500 ragazzi, tra volontari e disabili, provenienti da 24 paesi. Un progetto iniziato nel 1983, che si è sviluppato anno dopo anno, fino alla nascita di un’edizione Asia-Pacifico che ha affiancato quella europea. I nostri volontari italiani e australiani sono già al lavoro per offrire al meglio una settimana di svago, attività culturali, preghiera e amicizia agli ospiti delle due edizioni che si svolgeranno nel 2020 a Roma e a Brisbane. Anche in Libano, i campi di Chabrouh continuano a rappresentare un momento di condivisione ma anche di formazione per i nostri giovani volontari che in questa esperienza vivono la sofferenza del proprio assistito, comprendendo a pieno il messaggio cristiano espresso egregiamente dalle parole di San Tommaso: “Il dolore se condiviso si dimezza, la gioia se condivisa si raddoppia”.
Voglio qui ricordare il prezioso lavoro svolto dai nostri giovani volontari anche in occasione della Giornata mondiale della Gioventù che si è svolta all’inizio dello scorso anno a Panama. Un appuntamento che ha visto lavorare insieme volontari dell’Ordine provenienti da molte associazioni per offrire assistenza ai pellegrini con un’attenzione specifica alle persone che necessitano di cure particolari. Una tradizione che si rinnova ogni anno anche nei nostri tanti pellegrinaggi, sia internazionali che nazionali. Ricordo quello internazionale di Lourdes al quale partecipano circa 7.000 persone tra membri, volontari e malati, ma anche quelli italiani di Assisi e di Loreto al quale personalmente partecipo sempre con grande gioia.
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Nel corso del 2019, a seguito dell’allacciamento delle relazioni diplomatiche con la Repubblica Federale di Germania, mi sono recato in visita ufficiale a Berlino dove ho avuto scambi proficui con il Presidente federale e il presidente del Bundestag. Ho qui potuto visitare alcune delle nostre strutture che accolgono famiglie di immigrati e rifugiati dando loro la possibilità di integrarsi nelle comunità locali. Nel corso dell’anno sono stato ricevuto anche dai capi di Stato della Slovenia e della Bulgaria, con cui i rapporti diplomatici in essere sono molto saldi e si esprimono in numerosi progetti sociali. Ho avuto il piacere di ospitare inoltre il Presidente della Lituania e sono stato ricevuto all’ UNESCO proprio nell’anno in cui ricorre il 25esimo anniversario dallo stabilimento della prima missione permanente dell’Ordine alle Nazioni Unite. Nel mio intervento alla Conferenza Generale ho fra l’altro posto il quesito se e come sia possibile conciliare principi e valori etici con l’intelligenza artificiale.
Nel corso dell’anno abbiamo rilanciato con il Governo dell’Equador i rapporti di amicizia e collaborazione. Anche per il Gran Cancelliere quello passato è stato un anno intenso caratterizzato da molte visite, tra cui quella ufficiale in Perù ad agosto e di recente il viaggio in Australia per la nona Conferenza Asia-Pacifico dell’Ordine di Malta, un appuntamento annuale ormai collaudato che testimonia la crescente presenza dell’Ordine in quelle regioni.
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È indubbio che l’anno appena passato sia stato ricco di impegni anche per il nostro governo. Come sapete, lo scorso maggio si è svolto il Capitolo Generale ed i risultati hanno dato un segnale importante di continuità che ci permette di proseguire nel delicato processo di riforma costituzionale in corso che prevede, tra le altre cose, un’attenzione particolare alla formazione spirituale dei nostri membri professi.
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Gentili Ambasciatori, solo attraverso la cooperazione e il dialogo costruttivo basato sui principi del rispetto della dignità umana possiamo contribuire a porre fine alle crisi, alle violenze e dare un futuro migliore alle nuove generazioni. A questo si ispira la missione dell’Ordine di Malta sull’esempio dell’operato di San Basilio, raffigurato nell’altare della Chiesa Santa Maria in Aventino, opera di Giovan Battista Piranesi, tornato a splendere grazie all’importante intervento di restauro terminato agli inizi dell’anno passato.
Nel concludere questo mio discorso, vorrei ringraziare ognuno di voi per l’importante contributo che date quotidianamente per prevenire e ridurre la vulnerabilità del nostro mondo e per promuovere al contempo i valori condivisi di pace e convivenza.
Auguro a voi, alle vostre famiglie e ai paesi che rappresentate un felice 2020.