La comunità internazionale deve vigilare sull’incolumità dei civili nei conflitti e sul rispetto delle norme fondamentali del diritto umanitario internazionale: tali norme sono in primo luogo “principi di decenza umana e di civiltà”. Così il Grande Ospedaliere dell’Ordine di Malta Albrecht Boeselager intervenendo a New York al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in qualità di membro del Sovrano Consiglio dell’Ordine di Malta.
L’intervento “Sulla protezione dei civili nei conflitti” del Ministro dell’Azione Umanitaria e della Cooperazione internazionale dell’Ordine era stato sollecitato nei mesi scorsi in considerazione della lunga esperienza che l’Ordine di Malta ha maturato nel soccorso alle vittime dei conflitti in Africa e in Asia, dopo esser stato per secoli in prima linea per la cura dei sofferenti e dei malati in Europa.
Oggi il 90% delle vittime delle guerre sono civili, contro il 90% di vittime militari di cento anni fa. Nell’ultimo decennio, ha affermato il Grande Ospedaliere, si è visto come i civili vengano usati come “scudi umani” nelle cosiddette “guerre asimmetriche fra eserciti regolari e guerriglia o gruppi terroristici” in Iraq, in Afghanistan, a Gaza. Egli ha denunciato “l’incredibile atrocità” perpetrata nel Congo orientale con “l’uso sistematico dello stupro e della mutilazione” come “strategia militare di distruzione”. Nella Repubblica democratica del Congo il terrorismo dilaga come un’epidemia, con miliziani e ribelli intenti a perpetrare violenze sessuali contro civili indifesi, “spesso giovani donne, bambine e talvolta bambini”. Negli ultimi quattro anni, ha spiegato, l’Ordine di Malta ha assistito più di 30.000 donne vittime di tali stupri e svolto un’intensa attività di formazione con soldati e ribelli per prevenire in futuro tali crimini contro l’umanità.
Le violenze, ha proseguito Boeselager, non hanno risparmiato neanche i campi profughi, che sono stati fatti oggetto di raid militari e lo stesso personale umanitario “è finito di proposito o incidentalmente nel mirino di questi attacchi”, come è successo ad operatori dell’Ordine di Malta in Darfur. Ad altri volontari dell’Ordine è stato impedito l’accesso ai campi profughi nello Sri Lanka. Anche in Afghanistan – dove avvengono il 60% delle aggressioni ai danni di operatori umanitari – l’Ordine ha pagato un tributo di sangue con l’omicidio di membri del proprio personale. E ancora: bombe a grappolo usate nel sud del Libano hanno causato gravissime menomazioni ai civili; l’Ospedale della maternità dell’Ordine a Betlemme, dove sono nati più di 46.000 bambini dal 1990 ad oggi, è stato attaccato due volte negli ultimi anni.
Il Grande Ospedaliere ha spiegato come l’Ordine abbia individuato nel lavoro di soccorso alle vittime di guerre quattro tipologie di violenze perpetrate contro i civili delle quali il Consiglio di sicurezza dovrebbe occuparsi: “le aggressioni dirette contro i civili, compresi gli stupri, gli attacchi suicidi, gli assalti alle strutture per rifugiati e sfollati”. La cattura di civili per utilizzarli come “ostaggi o come scudi umani” e l’occupazione di strutture civili come stazioni e ospedali per proteggere i combattenti. I tentativi di infliggere danni “casuali” o “collaterali” ai civili, compreso il personale umanitario, come operazioni militari che creano un alto rischio di uccisione o ferimento di innocenti. Inserire fra gli obiettivi militari gli operatori umanitari, con lo scopo di negare ai civili, cibo, rifugi o assistenza medica.
“Non può esserci dubbio” ha scandito Boeselager “che questo tipo di azioni violano i principi basilari del diritto internazionale umanitario, compresa la Quarta Convenzione di Ginevra per la Protezione dei civili in tempo di guerra”. Indipendentemente dal fatto che un dato conflitto “costituisca tecnicamente un conflitto internazionale” e dal fatto che i gruppi combattenti siano “formalmente” firmatari della Convenzione, “il diritto internazionale umanitario si è evoluto al punto che tutti i combattenti devono riconoscere ed obbedire questi precetti fondamentali di decenza umana e di civiltà”. Tali principi e valori devono essere considerati “consuetudini del diritto internazionale” e, come tali, sono universalmente vincolanti.
Perciò è importante, ha aggiunto, che chi viola queste norme sia penalmente perseguibile, si tratti di esecutori o di chi detiene la “responsabilità del comando”. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe “approvare questi principi; insistere che tutti i combattenti li rispettino; condannare le eventuali violazioni; fare pressioni sugli Stati membri perché prendano le opportune misure per ricercare e punire le infrazioni; considerare di deferire alla Corte penale internazionale quelle violazioni che gli Stati membri non sono in grado di perseguire per le vie ordinarie della giustizia”.
Nel perorare la messa al bando delle mine anti-uomo e della produzione e vendita di quelle armi che hanno mutilato moltissimi civili, soprattutto bambini, il Grande Ospedaliere ha assicurato il sostegno dell’Ordine di Malta per l’arresto della proliferazione nucleare e l’impegno per “lavorare con altri membri della comunità internazionale per ristabilire una ferma ed effettiva separazione tra combattenti e civili nei conflitti armati, con l’obiettivo di assicurare che i civili non divengano più vittime innocenti di tali scontri”.